Il rapporto di ricerca su dispositivi tessili di protezione individuale (DPI) e abiti da lavoro – realizzato dall’Istituto di ricerche economiche Hermes Lab per conto dell’EBLI – parte dalla decisione dell’Unione Europea di adottare una strategia che si pone come obiettivo la diminuzione del 25% di incidenti e malattie sul posto di lavoro entro il 2012. Rispetto a tale obiettivo, i DPI ricoprono ovviamente un ruolo sostanziale, riconosciuto anche dalla normativa vigente (d.lgs. 81/2008 e s.m.i.) che, però, continua ad avere il limite dell’eccessiva generalità. All’interno di questo quadro, l’approfondimento sul mercato dei DPI descrive una situazione in cui l’Italia, nonostante dal 2003 mostri una dinamica positiva, continua ad essere il mercato meno sviluppato tra i principali paesi europei, occupando il quarto posto – dopo Germania, Gran Bretagna e Francia – con acquisti pari all’11,5% della spesa europea (1,2 miliardi). Alla base di questa situazione, come si legge in letteratura, c’è stato senza dubbio un approccio culturale in cui per lungo tempo ha prevalso un’interpretazione della sicurezza più tollerante e pragmatica che si correla ad un problema di ritardo nel recepimento delle norme europee. Questa situazione, grazie al combinato disposto di una crescente sensibilità ai temi della sicurezza e ad una normativa più stringente, sembrerebbe sempre meno rappresentativa della attuale realtà italiana. A dare un contributo determinante a questa inversione di tendenza, secondo l’analisi condotta da Hermes Lab, sono stati alcuni settori del manifatturiero (metallurgico, petrolchimico, farmaceutico ed alimentare in primis), l’edilizia e il sistema delle attività riconducibili al macro settore ambientale, tra cui svolge una ruolo primario l’attività di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Il confronto con soggetti tecnici ed utilizzatori ha inoltre proposto una declinazione degli ambiti su cui è possibile intervenire per rafforzare questo trend positivo sulla sicurezza che dovrebbe garantire un ulteriore abbattimento dei casi di patologia professionale correlata al lavoro che oggi sono circa 26.000. A questo proposito emerge l’esigenza di intervenire su almeno tre fronti: quello più generale di un maggior investimento dell’impresa sui DPI; quello di un investimento nella direzione della formazione sull’uso responsabile e consapevole da parte di chi li indossa; ed infine quello del corretto impiego e manutenzione degli stessi.

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DPI E ABITI DA LAVORO

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